Nella scultura, ciò che conta è l’occupazione armonica dello spazio […].
Fausto Melotti
Nell produzione di oggetti d’arte applicata Dady Orsi mostra una predilezione verso alcuni materiali: il ferro nero, il legno, il vetro trasparente e il tessuto.
In questo senso l’artista si inserisce in un dibattito sulla distinzione tra Arte e Design proprio di quegli anni. Orsi non condivide questa dicotomia e ama muoversi in un territorio di confine. Il legno è il materiale di una serie di sculture ready-made intitolate Sculture alluvionali. Eseguite all’inizio degli anni Cinquanta queste opere sono frammenti lignei trasportati e modellati dalle correnti, sospinti sulla riva del Lago Maggiore. Una volta raccolti e lasciati seccare, Orsi li orna con interventi pittorici, secondo un metodo volutamente giocoso ed infantile. Se la forma dei rami fa intravedere per esempio, un animale, la pittura interviene per rendere questa immagine appena più esplicita. Anche i mobili di Orsi sono costruiti riutilizzando vecchi manufatti in legno già segnati dal tempo, cui viene aggiunta una struttura e data una nuova funzione. A cambiare la percezione di un mobile è anche la sua decorazione: pezzi d’arredamento come l’Armadio civetta, o i paraventi assumono una qualità scenografica grazie alle decorazioni, ricche di suggestioni pittoriche ed effetti trompe l’oeil. Il ferro nero è l’altro materiale che Orsi utilizza sia in sculture–assemblaggio sia per costruire strutture di mobili. Diverso è il discorso per quanto riguarda il vetro, materiale con cui l’artista ha da sempre un rapporto speciale. Gli oggetti in vetro chiamati Dalles, ovvero mattonelle di vetro, più spesse delle lastre, sono sagomate e dipinte sottovetro. Le Dalles sono degli oggetti unici nel panorama dell’arte vetraria di quegli anni.










