I gatti (1947) cm 37×52 – Tempera su tela

I gatti (1947)

cm 37×52 – Tempera su tela

Per tutta la sua carriera Dady Orsi coltiva una vena di pittore animalier. Lontano da modi naturalistici e illustrativi preferisce dipingere animali simbolici provenienti da un immaginario intellettuale e favoloso. Raramente disegnati e dipinti dal vero, sono perlopiù eseguiti a memoria. Al 1947 risale un dipinto a tempera dalla tavolozza inusualmente spenta al quale l’artista rimane inscindibilmente legato per il resto della sua vita: I Gatti. Quest’opera dall’esecuzione precisa e dettagliata è la rappresentazione simbolica della famiglia del pittore. È una dichiarazione d’amore nei confronti della prima moglie, Gabriella Masino Bessi, che si prende cura dei i figli (Giovanni Battista e Andrea) nei tormentati anni della guerra. In questa trasfigurazione felina Orsi si rivela erede di Utagawa Kuniyoshi, artista che ama rappresentare l’umano attraverso gli animali. Ma se il pittore giapponese trasforma i suoi gatti in umani Orsi fa il contrario: rappresenta gli umani come gatti. La scena è ambientata in una stanza pavimentata con le piastrelle dette “cementine”, così comuni negli interni delle case Milanesi come in quelle di Genova, sua città natale. La trasfigurazione delle persone amate in animali non è appannaggio della sola pittura. Umberto Saba nella poesia A mia moglie (1911) paragona la consorte a diversi animali. Negli anni il dipinto suscita un vivo interesse da parte di molti collezionisti, tra i quali un estimatore d’eccezione: Giovanni Testori che, come ci ricorda Megy Bassi, ha più volte espresso il desiderio di acquistarlo.

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